Giornalino
Edizione di Pasqua
Il 14 giugno 1976 la chiesa di Sant’Anna, istituita cinque anni prima come vice cura dipendente dalla parrocchia di San Matteo, veniva elevata a parrocchia con decreto firmato dal Cardinal Vicario Ugo Poletti. Nell’estate dell’anno giubilare 2025 la nostra parrocchia entrerà così nel suo cinquantesimo anno di vita. Anche per questo ho incoraggiato l’iniziativa di alcuni giovani della nostra comunità di arricchire il sito parrocchiale con un giornalino che ci aiuti a fare, di tanto in tanto, il punto sulla vita di questa parrocchia, cresciuta negli anni con il quartiere di Morena, diventando un punto di riferimento per tanti suoi abitanti.
Questa iniziativa è coincisa con un tempo liturgico, quello pasquale, che da solo può aiutarci a dare un senso profondo all’operato di una parrocchia. Giovanni XXIII definiva la parrocchia “fontana del villaggio”, riferendosi a un tempo in cui non era scontato avere l’acqua in casa ed era fondamentale disporre di un luogo dove attingere questo elemento vitale. E visto che tutti avevano bisogno di prendere acqua, la fontana diventava il luogo dell’incontro di tutta la comunità. Il Vangelo di Giovanni ci racconta uno di questi incontri, quello tra Gesù e la samaritana, un incontro avvenuto in un orario insolito proprio perché quella donna non gradiva incrociare lo sguardo con qualcuno che potesse giudicare il suo presente pieno di fragilità. Nello sguardo di Gesù però non ha incontrato condanna, ma la misericordia di chi, conoscendoci profondamente, ci apre la possibilità di essere risanati da un’acqua che, profetizzava Ezechiele, risana tutto quello che incontra. La Chiesa interpreta queste immagini come figure del Battesimo che abbiamo appena rinnovato con le liturgie pasquali. Il primo compito di una parrocchia è bagnarci con le acque del battesimo e accompagnare il processo di risanamento che queste realizzano nel battezzato, attraverso la vita sacramentale e comunitaria. In questi giorni papa Francesco ha terminato la sua missione come Vicario di Cristo e spesso ci ha ricordato quanto sia importante che una parrocchia sappia accogliere i samaritani del nostro tempo e prendersi cura di loro per accompagnarli al Signore che salva. Preghiamo per lui nella speranza che, accolto in Paradiso, interceda per noi, aiutandoci ad essere sempre, anche attraverso questo giornalino, la fontana del villaggio che elargisce agli uomini un’acqua che li disseti veramente.
Questa iniziativa è coincisa con un tempo liturgico, quello pasquale, che da solo può aiutarci a dare un senso profondo all’operato di una parrocchia. Giovanni XXIII definiva la parrocchia “fontana del villaggio”, riferendosi a un tempo in cui non era scontato avere l’acqua in casa ed era fondamentale disporre di un luogo dove attingere questo elemento vitale. E visto che tutti avevano bisogno di prendere acqua, la fontana diventava il luogo dell’incontro di tutta la comunità. Il Vangelo di Giovanni ci racconta uno di questi incontri, quello tra Gesù e la samaritana, un incontro avvenuto in un orario insolito proprio perché quella donna non gradiva incrociare lo sguardo con qualcuno che potesse giudicare il suo presente pieno di fragilità. Nello sguardo di Gesù però non ha incontrato condanna, ma la misericordia di chi, conoscendoci profondamente, ci apre la possibilità di essere risanati da un’acqua che, profetizzava Ezechiele, risana tutto quello che incontra. La Chiesa interpreta queste immagini come figure del Battesimo che abbiamo appena rinnovato con le liturgie pasquali. Il primo compito di una parrocchia è bagnarci con le acque del battesimo e accompagnare il processo di risanamento che queste realizzano nel battezzato, attraverso la vita sacramentale e comunitaria. In questi giorni papa Francesco ha terminato la sua missione come Vicario di Cristo e spesso ci ha ricordato quanto sia importante che una parrocchia sappia accogliere i samaritani del nostro tempo e prendersi cura di loro per accompagnarli al Signore che salva. Preghiamo per lui nella speranza che, accolto in Paradiso, interceda per noi, aiutandoci ad essere sempre, anche attraverso questo giornalino, la fontana del villaggio che elargisce agli uomini un’acqua che li disseti veramente.
Don Christian Pioni
Franciscus PP.
Jorge Mario Bergoglio nasce in Argentina il 17 dicembre del 1936 e “quasi alla fine del mondo” il 13 marzo del 2013 i Cardinali sono andati a prenderlo per eleggerlo Papa. Si è presentato in punta di piedi salutando con un semplice “Buonasera” ed è salito al Padre (21 aprile 2025) salutando i fedeli in piazza S. Pietro nel giorno di Pasqua e dopo aver benedetto la città di Roma e il Mondo intero. Basterebbe questo per definire il suo Pontificato e fare così il suo ricordo. Ma c’è un altro modo per farlo, partire dal “difficile” nome che ha scelto: Francesco. Chi non ha subito pensato che il suo Pontificato sarebbe stato divisivo non conosce la Bibbia e non conosce la vita del Poverello di Assisi, nel suo nome vi era la sua “dichiarazione di guerra”, della guerra nella quale fare della Chiesa un ospedale da campo. Molti, troppi, non lo hanno capito e quindi non lo hanno seguito, anzi. Il disinteresse per non dire il disprezzo verso i migranti, verso i carcerati e gli ultimi, l’inconsistenza delle trattative di pace nelle guerre in Ucraina e a Gaza, per non parlare degli accordi per rallentare le variazioni climatiche e custodire meglio il bene della Terra che è stato affidato all’Uomo disattesi o annullati, dimostrano che molti dei potenti della terra che oggi hanno assistito al suo funerale hanno versato “lacrime di coccodrillo” e sotto sotto hanno pregato che il Conclave elegga un nuovo Pontefice più attento alla Liturgia e meno alla Carità, un Papa che non faccia sentire la sua voce, un Papa che non disturbi i manovratori, in poche parole un Papa che non sia Francesco…. II.
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Ma la storia che io conosco, quella che ho vissuto (1963 Giovanni XXIII – 2025 Francesco), con i grandi o meglio i Santi Papi che si sono succeduti, dimostra una cosa sola che i cattolici sanno bene: nel Conclave agisce lo Spirito Santo ed è lui che ispira i Cardinali ad eleggere il Papa che serve per il momento che viviamo, anche se questi non verrà capito, direi meglio non verrà apprezzato.

Per salutare Francesco con gratitudine e soprattutto raccogliere il suo insegnamento, dobbiamo ricordare la sua umanità e le sue opere. Molto legato alla Famiglia e alle sue origini, non ha mai dimenticato di essere figlio di migranti, amava la poesia, la letteratura che insegnò arrivando ad invitare Jorge Luis Borges a tenere alcune lezioni nel suo liceo, la pittura, il cinema, la musica, lo sport, il tango e il calcio per lui argentino erano come l’aria che si respira. Direi che Francesco ha amato vivere e ha amato la Vita e per questo l’ha difesa dal suo concepimento al termine naturale.
Ha sperimentato nella sua carne la sofferenza quando da giovane, per una malattia dei polmoni, ha subito l’asportazione della parte superiore del polmone destro a cui visti i tempi è seguita una riabilitazione lunga e dolosa. Nella vecchiaia la sofferenza fisica si è ripresentata, ma a dispetto dei consigli dei medici a riguardarsi, non gli ha impedito di spendersi fino alla fine per suo Ministero visitando i carcerati e benedicendo tutti.
“Tutti” la parola inclusiva che senza timore di smentita possiamo dire ha contraddistinto e riassume il Pontificato di Francesco; l’enciclica “Fratelli tutti” presentata ad Assisi e il cui titolo riprende un’espressione del Santo Poverello, è certamente uno dei documenti più importanti del suo Magistero. L’intento è quello di promuovere la fraternità e l’amicizia sociale. Il cuore è costituito dal documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, che venne sottoscritto insieme con l’Imam Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019. I principi di compassione e solidarietà umana racchiusi in questo documento sono gli stessi che in seguito hanno ispirato la risoluzione che ha dichiarato il 4 Febbraio “Giornata Internazionale della Fratellanza Umana”.
Mi fermo qui perché solo elencare i documenti pontifici e le opere personali di Papa Francesco sarebbe un lavoro immenso e assolutamente non alla mia portata.
Mi piace concludere questo breve ricordo con un semplice: “arrivederci Francesco”.
“Tutti” la parola inclusiva che senza timore di smentita possiamo dire ha contraddistinto e riassume il Pontificato di Francesco; l’enciclica “Fratelli tutti” presentata ad Assisi e il cui titolo riprende un’espressione del Santo Poverello, è certamente uno dei documenti più importanti del suo Magistero. L’intento è quello di promuovere la fraternità e l’amicizia sociale. Il cuore è costituito dal documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, che venne sottoscritto insieme con l’Imam Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019. I principi di compassione e solidarietà umana racchiusi in questo documento sono gli stessi che in seguito hanno ispirato la risoluzione che ha dichiarato il 4 Febbraio “Giornata Internazionale della Fratellanza Umana”.
Mi fermo qui perché solo elencare i documenti pontifici e le opere personali di Papa Francesco sarebbe un lavoro immenso e assolutamente non alla mia portata.
Mi piace concludere questo breve ricordo con un semplice: “arrivederci Francesco”.
Marco Bisbano
La storia di Sant’Anna – Ep. 1


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Priscilla Bartoloni & Giuseppe Marcucci
Aggiungi un posto a tavola
Esperienza di servizio alla Caritas raccontata dai ragazzi del Gruppo Giovani
“Il giorno 30 marzo siamo andati a fare visita alla Caritas che si trova presso il Santuario della Madonna del Divino Amore.
Al nostro arrivo non capivamo molto cosa avremmo fatto per cui abbiamo seguito i catechisti, che ci hanno presentato la proprietaria della struttura, e siamo andati a fare una passeggiata per il giardino del Santuario. Una volta tornati dentro ci hanno spiegato cosa dovevamo fare per cui ci siamo subito divisi in gruppi e ad ogni gruppo spettava un compito: chi serviva la pasta, chi i secondi, la frutta, il pane, il dolce e infine chi aiutava a portare i vassoi al tavolo.
Finito il servizio ci siamo messi al tavolo con le persone che avevamo servito e ci siamo messi a parlare, a fine pranzo abbiamo sparecchiato e pulito i tavoli. La giornata si è conclusa con una partita a pallone e poi siamo tornati a casa.” (Elisa)
Al nostro arrivo non capivamo molto cosa avremmo fatto per cui abbiamo seguito i catechisti, che ci hanno presentato la proprietaria della struttura, e siamo andati a fare una passeggiata per il giardino del Santuario. Una volta tornati dentro ci hanno spiegato cosa dovevamo fare per cui ci siamo subito divisi in gruppi e ad ogni gruppo spettava un compito: chi serviva la pasta, chi i secondi, la frutta, il pane, il dolce e infine chi aiutava a portare i vassoi al tavolo.
Finito il servizio ci siamo messi al tavolo con le persone che avevamo servito e ci siamo messi a parlare, a fine pranzo abbiamo sparecchiato e pulito i tavoli. La giornata si è conclusa con una partita a pallone e poi siamo tornati a casa.” (Elisa)



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Cosa pensi di questa esperienza nel complesso?
“E’ stata un’esperienza bellissima da rifare perché fa capire la realtà del mondo: dovremmo tutti porgere una mano quando chi ci sta accanto è in difficoltà.” (Elisa)
“E’ stata un’esperienza bellissima da rifare perché fa capire la realtà del mondo: dovremmo tutti porgere una mano quando chi ci sta accanto è in difficoltà.” (Elisa)
Cosa ti ha colpito di più?
“Di questa esperienza mi ha colpito molto lo spirito delle persone: alcuni erano affranti, quasi abbandonati al loro destino, quasi a non credere più di avere un’altra opportunità nella loro vita, invece altri davano l’idea di essere lì quasi per sbaglio e convinti che presto sarebbero tornati ad una vita “normale”.” (Francesco)
Cosa ti è piaciuto?
“Una cosa che mi ha particolarmente colpito di questa esperienza è stata l’atmosfera. Potevo percepire, anche solo osservando le persone, il dolore di chi lo mascherava con un sorriso, di chi ormai lo considerava parte del passato e di chi, invece, era ancora arrabbiato con la vita. Passare anche solo un breve momento con chi non ha avuto un’esistenza facile ti fa capire che, a volte, la vita non ti sorride affatto.” (Sofia)
“Di questa esperienza mi ha colpito molto lo spirito delle persone: alcuni erano affranti, quasi abbandonati al loro destino, quasi a non credere più di avere un’altra opportunità nella loro vita, invece altri davano l’idea di essere lì quasi per sbaglio e convinti che presto sarebbero tornati ad una vita “normale”.” (Francesco)
Cosa ti è piaciuto?
“Una cosa che mi ha particolarmente colpito di questa esperienza è stata l’atmosfera. Potevo percepire, anche solo osservando le persone, il dolore di chi lo mascherava con un sorriso, di chi ormai lo considerava parte del passato e di chi, invece, era ancora arrabbiato con la vita. Passare anche solo un breve momento con chi non ha avuto un’esistenza facile ti fa capire che, a volte, la vita non ti sorride affatto.” (Sofia)

Pensi che sarebbe un servizio da fare almeno una volta nella vita?
“Sinceramente, è un’esperienza che almeno una volta nella vita dovresti provare. In primis, perché in fondo ti diverti anche, ed è un modo per passare una giornata alternativa. Inoltre, hai l’opportunità di ascoltare tante storie di persone che hanno davvero tanto da raccontare. Queste non sono favole, con il lieto fine, ma esperienze che hanno segnato profondamente queste persone, cambiandole nel profondo e lasciando tracce che ancora oggi influenzano il
loro modo di vivere.” (Sofia)
“Sinceramente, è un’esperienza che almeno una volta nella vita dovresti provare. In primis, perché in fondo ti diverti anche, ed è un modo per passare una giornata alternativa. Inoltre, hai l’opportunità di ascoltare tante storie di persone che hanno davvero tanto da raccontare. Queste non sono favole, con il lieto fine, ma esperienze che hanno segnato profondamente queste persone, cambiandole nel profondo e lasciando tracce che ancora oggi influenzano il
loro modo di vivere.” (Sofia)

Conoscevi la Caritas prima dell’esperienza? Che servizio pensavi facessero?
“No, non la conoscevo prima dell’esperienza e pensavo fosse solo una struttura che ospita persone bisognose.” (Giacomo)
Quali erano le tue aspettative a inizio giornata? Sono state attese?
“Le mie aspettative erano molto basse, ero convinto di annoiarmi e che soprattutto che non mi avrebbe dato nulla a livello personale. Invece dopo mi sono ricreduto perché vedere lo spirito delle persone, sia positivo che negativo, mi ha aiutato a comprendere meglio la vita e
a ricordarmi di ringraziare per quello che ho perché non è scontato.” (Francesco)
“No, non la conoscevo prima dell’esperienza e pensavo fosse solo una struttura che ospita persone bisognose.” (Giacomo)
Quali erano le tue aspettative a inizio giornata? Sono state attese?
“Le mie aspettative erano molto basse, ero convinto di annoiarmi e che soprattutto che non mi avrebbe dato nulla a livello personale. Invece dopo mi sono ricreduto perché vedere lo spirito delle persone, sia positivo che negativo, mi ha aiutato a comprendere meglio la vita e
a ricordarmi di ringraziare per quello che ho perché non è scontato.” (Francesco)
Cosa ti porti dietro? Perché pensi sia importante che la Caritas offra questo servizio?
“È stato molto strano all’inizio e non sapevo nemmeno cosa aspettarmi, ma dopo che ci siamo messi al lavoro ho capito quanto effettivamente siano importanti queste strutture di accoglienza. Certo già sapevo di cosa si occupasse ma dopo averlo vissuto ho tutta un’altra visione, di quanto la Caritas dia davvero tutto alle persone che lo richiedono e parlare con i residenti per alcuni di noi è stata proprio una grande esperienza. Se mai in futuro ci sarà l’occasione, tornerei di nuovo lì.” (Ilaria)
Ci sono stati momenti difficili o in cui ti sei trovato in difficoltà?
“Penso che ci siano stati molti momenti difficili a partire anche dal semplice scegliere i ruoli, infatti ci siamo trovati completamente spaesati, ma con poco tempo tutti i problemi si sono risolti con una risata e un lavoro ben riuscito.” (Flavio)
Pensi che questa esperienza abbia unito di più il gruppo?
“Il gruppo si è unito ancora di più, soprattutto quando ci siamo ritrovati a mangiare con le persone che sono nella Caritas e prima di questo momento servirle è stato uno spasso.” (Flavio)
In che modo si collega al percorso?
“Quest’anno con il gruppo giovani stiamo facendo piccole uscite che riguardano il nostro percorso sulle opere di misericordia. Questa è stata un’occasione per comprendere a 360° gradi cosa significa la parola misericordia. “ (Giacomo)
“È stato molto strano all’inizio e non sapevo nemmeno cosa aspettarmi, ma dopo che ci siamo messi al lavoro ho capito quanto effettivamente siano importanti queste strutture di accoglienza. Certo già sapevo di cosa si occupasse ma dopo averlo vissuto ho tutta un’altra visione, di quanto la Caritas dia davvero tutto alle persone che lo richiedono e parlare con i residenti per alcuni di noi è stata proprio una grande esperienza. Se mai in futuro ci sarà l’occasione, tornerei di nuovo lì.” (Ilaria)
Ci sono stati momenti difficili o in cui ti sei trovato in difficoltà?
“Penso che ci siano stati molti momenti difficili a partire anche dal semplice scegliere i ruoli, infatti ci siamo trovati completamente spaesati, ma con poco tempo tutti i problemi si sono risolti con una risata e un lavoro ben riuscito.” (Flavio)
Pensi che questa esperienza abbia unito di più il gruppo?
“Il gruppo si è unito ancora di più, soprattutto quando ci siamo ritrovati a mangiare con le persone che sono nella Caritas e prima di questo momento servirle è stato uno spasso.” (Flavio)
In che modo si collega al percorso?
“Quest’anno con il gruppo giovani stiamo facendo piccole uscite che riguardano il nostro percorso sulle opere di misericordia. Questa è stata un’occasione per comprendere a 360° gradi cosa significa la parola misericordia. “ (Giacomo)
Laura Montagner
La Pasqua è il momento centrale dell’anno Liturgico per ogni cristiano. In particolare per i francescani è il modello e l’esempio concreto dell’amore: donare la vita. L’amore, secondo la testimonianza di Gesù, che non trattiene niente per sé, e dona tutto quello che ha e che è, senza riserve, sino alla fine. Come suore Francescane Missionarie Volontarie dei Poveri uniformiamo, dunque, la nostra vita a questo dono come singole persone e come fraternità, augurando a tutti una sempre più viva esperienza dell’amore crocifisso e Risorto. Buon tempo pasquale!
Suor Ana Guadalupe
Angolo Cronaca
Cosa è successo di interessante in questo periodo:
Aurora Finamore
Perché facciamo la Messa?
Quando ci riuniamo per celebrare la messa è perché siamo stati chiamati da Dio a farlo poiché siamo Chiesa, parola che deriva dal greco ekklesia e che significa assemblea convocata, chiamata. Nell’Antico Testamento esiste un termine simile che vuole indicare la comunità dei fedeli chiamata in assemblea per ascoltare la parola di Dio (Dt 4,10; 9,10), comunità definita da Dio stesso «un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,6), in altre parole un popolo chiamato da Dio e destinato a celebrare attivamente il culto. Questo concetto passa poi nel Nuovo Testamento nel termine Ekklesia già visto e che ci definisce come regno di fedeli destinati a vivere da protagonisti il culto celebrato (1Pt 2,9).
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Un’ultima tappa di questo cammino la troviamo nel Concilio Vaticano II e in particolare nel testo della Sacrosanctum Concilium (SC), costituzione riguardante la riforma della Liturgia, dove al numero 26 è scritto che «Le azioni liturgiche non sono azioni private ma celebrazioni della Chiesa, che è “sacramento dell’unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi. Perciò tali azioni appartengono all’intero corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano; ma i singoli membri vi sono interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e della partecipazione effettiva».

Questo testo non solo riprende ciò che abbiamo detto sopra definendo ognuno di noi come un “attore protagonista” della liturgia della Chiesa, ma anche che ognuno di noi lo è a titolo diverso poiché abbiamo uffici diversi: il presbitero, il cantore, il lettore, il salmista, fino al semplice ascoltatore. Il fine del Concilio era di ricordarci che siamo Ekklesia, comunità chiamata da Dio per raggiungere una «piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche» (SC 14).
Don Claudio Pianigiani
Gioca con noi – Rebus
Indovina di cosa si tratta, ricordando che l’edizione è quella di Pasqua! Hai la possibilità di vincere scrivendo per primo la soluzione in dm su Instagram al profilo @oratorio_s_anna, non perdere tempo!

Priscilla Bartoloni & Giuseppe Marcucci
Prossimamente in Parrocchia:
Comunioni 2025
Sabato 17 maggio ore 17:30
Domenica 18 maggio ore 9:30 e 11:30
Domenica 25 maggio ore 9:30 e 11:30
Sabato 31 maggio ore 17:30
Domenica 1 giugno ore 10:00
Lunedì 2 giugno ore 10:00
Domenica 18 maggio ore 9:30 e 11:30
Domenica 25 maggio ore 9:30 e 11:30
Sabato 31 maggio ore 17:30
Domenica 1 giugno ore 10:00
Lunedì 2 giugno ore 10:00
Messe in Palestra
Le Messe delle 9:20, 10:30, 11:30 di domenica 18 maggio si terranno nella Palestra parrocchiale
Le Messe delle 9:20, 10:30, 11:30 di domenica 25 maggio si terranno nella Palestra parrocchiale
Le Messe delle 9:20, 10:30, 11:30 di domenica 1 giugno si terranno nella Palestra parrocchiale
Le Messe delle 9:20, 10:30, 11:30 di domenica 25 maggio si terranno nella Palestra parrocchiale
Le Messe delle 9:20, 10:30, 11:30 di domenica 1 giugno si terranno nella Palestra parrocchiale
Festa di Sant’Anna 2025
dal 5 all’8 giugno